INQUINAMENTO DIGITALE: quanto impattiamo sull’ambiente quando inviamo un’email?

La posta elettronica è da sempre considerata uno dei mezzi di comunicazione più ecologici, ma in base ai dati emersi da alcuni studi effettuati negli ultimi anni possiamo affermare che non è una considerazione del tutto corretta.

Anche una delle azioni quotidiane più comuni e all’apparenza innocue come l’invio di un’email ha quindi un impatto ambientale, così come la condivisione di reels, la pubblicazione di stories e i commenti ai post: in base alla dimensione degli allegati, un’email può produrre da 4 a 50 grammi di CO2; per comprendere meglio questo dato possiamo prendere come esempio la carbon footprint (impronta di carbonio: l’emissione totale di gas serra causata da un individuo, evento, organizzazione, servizio, luogo o prodotto, espressa come equivalente di anidride carbonica) di un sacchetto di plastica, che corrisponde a 10 grammi di anidride carbonica.

È stato stimato che in un anno un utente medio, solamente utilizzando la posta elettronica, produce circa 136 kg di CO2 che corrispondono a 320 km percorsi da un’auto e che mediamente riceve 2850 mail indesiderate che corrispondono all’emissione di 28 kg di CO2. Ogni giorno in Gran Bretagna vengono spedite più di 64 milioni di email inutili (per esempio, “ok grazie”/”hai ricevuto la mia mail?” o quelle inviate a colleghi seduti a pochi metri di distanza) per un totale annuo di 3475 tonnellate di CO2; se ogni utente inviasse un’inutile email di ringraziamento in meno si risparmierebbero circa 16433 tonnellate di carbonio all’anno, che sarebbe come togliere 3334 auto diesel dalla strada.


Come può una semplice email inquinare così tanto?

Per il suo invio si consuma energia elettrica, che è prodotta quasi sempre bruciando gas o petrolio. Questo consumo energetico parte dal singolo dispositivo che manda il messaggio, ma sono coinvolti anche tutti i server necessari a fare in modo che venga recapitato. Tutti i server in questione utilizzano energia per funzionare e per mantenere la loro temperatura stabile; il consumo di energia aumenta inoltre con l’aumentare dei megabyte dei dati trattati, più una mail è pesante più pesante sarà il suo impatto ambientale.


Come rendere le nostre email meno inquinanti?

L’attenzione all’ambiente può e deve partire dai nostri account.

  • Nella firma inserire solamente le informazioni necessarie: nome, cognome, ruolo in azienda, contatti personali e aziendali. Evitare loghi, immagini e informazioni superflue
  • Evitare l’invio di messaggi inutili trattando, dove possibile, l’argomento in un’unica mail
  • Eliminare regolarmente le email non indispensabili, questo permette di risparmiare spazio necessario per i dati e ridurre quindi le emissioni
  • Alleggerire o comprimere gli allegati, riducendo quindi il numero di megabyte che vengono inviati
  • Svuotare spesso la cartella posta eliminata
  • Utilizzare collegamenti ipertestuali dove possibile, al posto degli allegati
  • Annullare iscrizioni a newsletter a cui non siamo più interessati e che non verranno quindi più lette
  • Limitare il “rispondi a tutti” e le mail per conoscenza, limitando gli invii solo ai destinatari chiave
  • Evitare l’invio di messaggi a catena, petizioni, meme, ecc


Emissioni di CO2: l’impronta ecologica del digitale

Secondo uno studio della Royal Society (la più antica società scientifica inglese) riportato dal World Economic forum, le tecnologie digitali contribuiscono alla produzione di una quota compresa l’1,4% e il 5,9% del totale delle emissioni mondali, cifre impressionanti se paragonate, per esempio, al 2% di cui è responsabile il traffico aereo.

Le nostre abitudini “digitali” fanno in modo che Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google in un anno consumino circa 49,7 milioni di MWh (consumo energetico annuo tipico di una famiglia), quasi come la Romania e più di Portogallo e Grecia; questo dato è triplicato dal 2018 al 2020. Inoltre, se internet fosse una nazione, sarebbe la quarta più inquinante del mondo, questo è causato anche dalle modalità poco efficienti di realizzazione di siti web e app sommate ai combustibili fossili per alimentare i data center. Una semplice ricerca su internet produce 1,7/2 grammi di CO2 e in un anno un solo server può produrre da 1 a 5 tonnellate di CO2; una transazione bitcoin invece consuma la stessa quantità di energia consumata da una famiglia americana media in un mese. Nel 2010 il mondo ICT contribuiva per il 2% per emissioni globali di CO2, nel 2020 per il 3,7% e nel 2025 si stima che arriverà all’8,5%, l’equivalente delle emissioni di tutti i veicoli leggeri in circolazione.

Anche se internet è sinonimo di dematerializzazione, si basa su un’infrastruttura fisica composta da intere reti di cavi, data center e server; la fabbricazione e le spedizioni dell’hardware, l’alimentazione e il raffreddamento dei server, i computer e gli smartphone possono essere considerati gli sprechi invisibili di internet; all’interno del settore ICT le quote maggiori di emissioni di anidride carbonica sono da attribuire ai data center, che nel 2020 sono arrivate al 45%; solo all’interno del mondo server quasi il 20% di energia serve per il loro raffreddamento. Inoltre, per molti prodotti digitali il costo energetico dell’uso vero e proprio è molto più basso del costo dell‘estrazione dei minerali rari, della produzione, del trasporto e del relativo smaltimento finale.

Molte aziende stanno però investendo per trovare nuove soluzioni per la produzione di energia rinnovabile: Google utilizza un misto di energia rinnovabile e compensazione di carbonio per ridurre la propria impronta di CO2, mentre Microsoft ha promesso di diventare carbon negative entro il 2030.

È sempre maggiore il numero di data center che utilizzano energia pulita – energia solare, marina, idroelettrica ed eolica – viene infatti utilizzata per l’83% da Apple, 67% da Meta, 56% da Google, 32% da Microsoft, 23% da Adobe e 8% da Oracle.


Possiamo ridurre il nostro impatto digitale con piccoli accorgimenti:

  • Usare la definizione standard video, non HD
  • Usare cloud provider “verdi”
  • Chiudere sempre le finestre delle pagine consultate
  • Spegnere il computer e scollegare il caricabatterie
  • Chiudere i programmi che non si utilizzano
  • Chiudere tab che non sono utili all’attività che si sta svolgendo
  • Togliere dall’archivio file obsoleti o duplicati
  • Cancellare le app che non utilizziamo
  • Cancellare gli account che non usiamo più
  • Abbassare la luminosità dello schermo
  • Sostituire i device elettronici solo quando indispensabile e con dispositivi ricondizionati
  • Salvare le pagine più consultate per ridurre l’utilizzo dei motori di ricerca
  • Ottimizzare il data storage, valutando quando è necessario attivare il backup automatico